Esistono critiche... e CRITICHE

scritto da Michela Artuzzi (@psicologa.michela.artuzzi)

 

Il peso… delle parole!

Nell’articolo del mese precedente, che trovate sul blog, ho introdotto la tematica della fame emotiva definendola come la ricerca di cibo in relazione a degli stati emotivi interni che, in qualche misura, ci provocano sofferenza e dolore.

Oggi vorrei parlare con voi dell’uso delle parole che rivolgiamo agli altri e quanto, la scelta delle stesse, può essere determinante all’interno della relazione che abbiamo con la persona con cui stiamo parlando.

Innanzitutto, mi preme ricordarvi che le parole che utilizziamo e il modo con cui le esprimiamo hanno un effetto su chi le ascolta indipendentemente se conosciamo o meno la persona con cui stiamo parlando.

Esprimere la propria opinione è un diritto di tutti noi; ognuno ha la possibilità di dire ciò che pensa rispetto a quello che lo circonda ma il modo in cui lo fa cambia radicalmente la percezione che l’Altro ha rispetto a quanto detto.

Esistono critiche.. e CRITICHE

Nella libertà di dare la nostra opinione in merito a ciò che accade attorno a noi dobbiamo considerare il valore della critica.

Hai mai sentito parlare di critiche distruttive? E di critiche costruttive?

La parola critica, nel nostro linguaggio comune, viene molto spesso associata a qualcosa di negativo, che fa stare male chi la riceve; e se vi dicessi che dipende dal modo in cui i messaggi vengono veicolati?

Si parla di critica distruttiva quando il messaggio, al suo interno, contiene le parole “sempre”, “tutto”, “niente”, “mai” e non permette l’apertura di un dialogo e di un confronto.

Ad esempio, dicendo “Sbagli sempre tutto”, l’Altro non ha possibilità di risposta o meglio, molto probabilmente, la sua reazione sarà di rabbia e contrarietà senza quindi arrivare ad una conclusione utile per gli interlocutori.

Si definisce critica costruttiva, una critica che apre al dialogo e al confronto ed è circoscritta ad una specifica situazione.

Ad esempio, dicendo “Prima, quando mi hai parlato in quel modo mi hai ferita/o”; in questo modo il nostro interlocutore avrà modo di ragionare su quanto detto e analizzare il suo comportamento. Al contempo gli viene permesso di rispondere all’osservazione aprendo così un confronto che permette ad entrambi di comprendere i propri stati emotivi e il modo in cui, ognuno, ha vissuto quella specifica situazione.

Ma se una persona mi risponde male, lo faccio anche io?

La tendenza a rispondere “a tono” è molto diffusa; è chiaro che se ci sentiamo feriti nell’animo tendiamo a difenderci nel modo che, in quel momento, ci appare più corretto.

Ma, ti è mai capitato, di pensare a posteriori ad alcune risposte che hai dato e renderti conto che forse avresti potuto reagire in modo diverso?

Non ti devi preoccupare per questo, c’è sempre tempo per rimediare e imparare, ma serve esercizio e forza di volontà, specialmente se, questo modo di comunicare non ci appartiene.

Se ti capita di trovarti in una situazione in cui il tuo interlocutore tende a sminuirti e a svalutare le tue capacità, prova a farglielo notare senza “cadere nella sua trappola” ovvero senza rispondere con il tono che lui o lei sta usando con te.

L’effetto sarà duplice:

1. Tu avrai avuto la possibilità di esprimere il tuo sentire il quel momento e farglielo notare ti farà sicuramente stare meglio
2. Il tuo interlocutore rimarrà “sorpreso” da quello che sentirà, soprattutto se non è abituato ad avere questo tipo di risposta, e, molto probabilmente, anche se non nell’immediato avrà modo di pensare alla conversazione avvenuta.

Se è vero che non possiamo cambiare il modo in cui gli altri si rivolgono a noi, abbiamo però il potere di modificare la nostra modalità di relazionarci e questo avrà un gran esito positivo sulle vite altrui.